SPEZZIAMO LE CATENE DEL DEBITO!
Il debito pubblico pesa sulle spalle di ognuno di noi, neonati compresi, per 33.000 euro. E benchè nessuno ricordi di aver mai chiesto un prestito a chicchessia, succede che governo, parlamento e Unione Europea ci urlino in coro che il nostro primo dovere è pagare.
Sono certi che prima o poi troveranno il modo per ridurre il debito, garantire soldi ai creditori e far ripartire la crescita. Ma nell’attesa continuano a purgarci con nuovi balzelli e tagli ai servizi. Continuano a svendere le proprietà dello stato smantellando i nostri beni comuni, con conseguenze drammatiche.
Una famiglia su quattro è a rischio povertà. I nostri bambini sono costretti a condividere un’unica maestra in venticinque per classe. Attendiamo mesi per un’ecografia. Viaggiamo su treni sgangherati in perenne ritardo. Spingiamo l’età pensionabile sempre più su fino a costringerci al lavoro col pannolone.
Qualche ministro piange, altri politici fanno atto di contrizione. Ma poi tutti tirano dritto affermando che non ci sono alternative. E noi ci crediamo. Senza fare neanche una verifica.
Ma davvero non abbiamo altra scelta se non pagare impoverendoci? L’unico modo per stabilirlo è smettere di considerare il debito pubblico come un tema da tecnici.
Smettere di assegnare deleghe in bianco a politici che vediamo solo in televisione o a professori che spuntano dal nulla.
La soluzione è occuparci tutti di debito pubblico.
Con occhi nuovi.
Col coraggio di rimettere tutto in discussione a partire dalla legittimità del debito.
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